Imprese italiane e web: il 39% di esse non usa social né e-commerce
Imprese italiane e web: il 39% di esse non usa social né e-commerce
Dalla ricerca ISTAT-FUB Internet@Italia2014 emergono dei dati che fanno riflettere a proposito dell’uso che cittadini e imprese fanno del web. Proprio a proposito delle imprese ci sarebbe da aprire una parentesi. Sembra che il 39% delle imprese italiane, pur essendo presente su internet, costituisca una sorta di “presenza passiva”. Parliamo di utenti deboli, vale a dire di utenti che hanno un sito internet aziendale ma che non utilizzano i social network né si avvalgono dello strumento dell’e-commerce per le vendite online di servizi e prodotti.
C’è dell’altro. Il 60% delle imprese italiane, quasi i 2/3 di esse, si affida solo ed esclusivamente a esterni per le sue funzioni ICT. Appare evidente come l’aspetto digitale del lavoro non venga sentito come principale nel proprio business. Anche di questo dato preoccupante si è parlato, il 21 dicembre, presso il convegno “Il digital divide in Italia: l’uso di Internet da parte di cittadini e imprese” , tentutosi proprio per presentare i dati contenuti nell’eBook “ Internet@Italia2014: l’uso di Internet da parte di cittadini e imprese”. A prendere parte al convengo, fra gli altri, ci sono stati Giorgio Alleva, Presidente ISTAT e
Alessandro Luciano, Presidente Fondazione Ugo Bordoni. Proprio quest’ultimo ci ha tenuto a sottolineare quanto l’uso della rete non sia cambiato molto rispetto allo scorso anno. “La popolazione italiana è divisa a metà: da un lato ci sono i cittadini digitali (20-30 milioni) che sono per lo più giovani e scolarizzati, dall’altro ci sono gli esclusi digitali, che sono per lo più casalinghe e pensionati”, ha dichiarato Luciano. I dati in questione sollevano un problema non da poco: i cittadini italiani che non fruiscono di internet sono ben 22 milioni. Si tratta di un dato che cresce, ma che non cresce abbastanza, come ha messo in evidenza Linda Laura Sabbadini, Direttore del Dipartimento per le Statistiche sociali e ambientali dell’ISTAT. “L’uso di Internet da parte delle famiglie è arrivato al “75% nel 2014”, ha dichiarato Sabbadini: “ma il tasso di crescita sta diminuendo, visto che nel 2015 è aumentato del 2% a fronte dell’incremento del 4% nel 2014 e del 6% nel 2013”.
Giovanni Barbieri, Direttore centrale delle statistiche economiche e strutturali sulle imprese e le istituzioni, del commercio con l’estero e dei prezzi al Consumo dell’ISTAT, ha sollevato il problema cruciale emerso dal rapporto di cui sopra, ovvero quello cui si è alluso prima: le prime a essere coinvolte nel problema del digital divide, in Italia, sono proprio le imprese: “Hanno un sito web, che usano però soltanto come una vetrina, ma non usano i social network e neppure sfruttano l’eCommerce per vendere prodotti e servizi online”, ha asserito Barbieri: “Le imprese italiane sembrano aver colto soltanto gli aspetti più superficiali del web, come il sito vetrina, ma percepiscono le competenze ICT come esterne all’azienda”.
Giacinto Matarazzo, Responsabile Area Analisi economica e di scenario ICT della Fondazione Ugo Bordoni, riconduce il problema del digital divide in Italia alla mancanza di cultura digitale e sottolinea il fatto che la diretta conseguenza dell’esclusione dal web sia la marginalità sociale.
Erano presenti al convegno anche Francesco Pirro, Dirigente Area Studi, ricerca e pareri dell’AGID. Erano presenti, anche, Paolo Lupi, Dirigente del servizio economico e statistico dell’AGCOM e Andrea Nicolini, responsabile Area Sistemi Informatici del Cisis (Centro interregionale servizi informatici, geografici, statistici).